PARIGI O CARA

DEDICATO A NONNA LINA


BLOG DI ILARIA COLOMBO

  • ANNI CINQUANTA

    J'ADORE

    Furono gli anni che videro l’Italia “appena cicatrizzata e come sempre poverissima, esplodere fuori dai suoi confini in un’atmosfera di festa intelligente e stracciona” Irene Brin

  • LO STILE

    È LO SGUARDO SULLE COSE

    Libri, Musica, Film, Moda, Vecchie Fotografie.

    “Affidandoci ad alcuni stereotipi consolidati, abbiamo dimenticato l’enorme potere di rivelazione che il nostro sguardo può contenere” Luigi Ghirri

  • ISPIRAZIONE


    “La poetessa Mary Oliver ci dice di remare, remare fin dentro al vortice e rimestare”
    David McCullough Jr.

    “Come potrei trattenerla in me la mia anima che la tua non sfiori?”
    Rainer Maria Rilke

  • UNA SERA D’INVERNO

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    Una sera siamo arrivati di notte. Ha nevicato e la macchina sulla stradina di terra battuta slitta.  Sono scesa in mezzo alla neve con te in braccio che piangi.
    Al buio la luce della luna illumina la neve, ma la paura di essere soli prende il sopravvento anche sul viso di mamma, la roccia.
     Fragile,vivo di ricordi eppure ho voglia di progetti felici con le persone che amo.
    Mamma ci ha ceduto la sua stanza, che prima era sua e di papà, perché dice che stiamo più comodi.
    Mi ha creato disagio e inquietudine, perché lasciare le cose come erano mi aiutava a pensare papà ancora con noi.
    Ogni mattone della casa, ogni collina illuminata di lilla e di rosa, i pini e la betulla fragile che circondano la casa e pure la grinta, la voglia di ricominciare sono il mio stato d’animo.

  • NESSUNO MI PUÒ GIUDICARE

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    www.europaquotidiano.it/2014/03/26/la-prigioniera-di-Mitterrand/
    Al funerale di Mitterrand vennero alla luce molti suoi segreti, Un libro appena uscito in Francia “La captive de Mitterrand” parla della sua compagna Anne Pingeot, madre di Mazarine.  Ne ho scritto su Europaquotidiano

  • IL MARE IN UN IMBUTO

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    L’engouement dei francesi per Italo Calvino attraverso la riedizione della sua opera, tradotta con fedeltà al testo, con Gallimard/www.europaquotidiano.it/2014/03/11/Italo-Calvino-torna-in-Francia-con-Gallimard/

  • HO SOGNATO

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    Ho sognato un viaggio
    ho sognato di essere accanto al guidatore che conduceva spericolato
    ho sognato una strada piena di tornanti sospesa nel buio
    e mio padre che guidando sorrideva
    tanti chilometri e tante chiacchiere di cui ricordo solo il tono scherzoso
    Mi è venuto a trovare nei sogni, mi ha lasciato l’entusiasmo e la paura

  • DESERTO, UN MIRAGGIO

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     Mi è sembrato di vedere il deserto, le dune ondulate che si muovono in un mare di sabbia rossastra,
    uomini silenziosi che conducono i dromedari dalle zampe rigonfie come cuscinetti.
    Ho sentito il sole che mi riscaldava e il vento che scuoteva le mie certezze.
    L’andatura lenta, il lamento buffo del piccolo dromedario, la velocità delle nostre vite che corrono alla ricerca di chissà cosa.

  • APPUNTI DI VIAGGIO IN MAROCCO

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    Ho amato i colori variopinti dei veli delle donne, i sorrisi sereni mentre lavano i panni nel fiume, mentre camminano tenendo per mano i bambini.
    Ho amato gli asini, mezzo di trasporto diffuso sia nei villaggi che nella medina di Marrakech, che trottano per le stradine mentre portano ceste o trascinano piccoli carri.
    Ho amato le case squadrate fatte di terra rossa e paglia, i teli variopinti tessuti e ricamati da donne che si danno il cambio per non affaticarsi troppo.
    Ho cambiato la mia diffidenza verso le tradizioni di questo Paese in ammirazione per regole che sono sintomo di un senso forte di identità, il cui rispetto non sembra rendere schiavi, ma piuttosto liberi.
    Di fronte alla loro presunta arretratezza, mi sono vergognata della nostra arroganza nel chiamare libertà una presunta superiorità nel riconoscimento dei diritti delle donne.
    Viaggiare, guardare con i propri occhi, senza pregiudizi, aiuta a capire, a vedere il mondo con occhi nuovi.
    Penso che un popolo che conserva le proprie tradizioni non è un popolo arretrato
    e mi domando perché l’Italia non possa fare altrettanto.
    Mantenere, proteggere le proprie tradizioni che sono ricchezza e identità.

  • MALEVIC, LE AVANGUARDIE RUSSE

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    Ho visto questa mostra  allo Stedelijk, un museo luminoso, concavo come una vasca, che si apre sulla spianata dei musei ad Amsterdam e ne ho scritto su europaquotidiano www.europaquotidiano.it/2014/02/06/malevic-come-non-si-era-mai-visto/

  • UNE STUPÉFIANTE COMPLEXITÉ

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    Passeggiavo con Pia, il mio cane, nel giardino della scuola e mi domandavo se  nella vita era tutta questione di “fortuna”.

    L’associazione di pensiero mi riportava al nome dell’ unico coniglio avuto in casa, che Francesco e Beatrice avevano chiamato”fortu”, fortunato, almeno fino al giorno in cui Pia lo sbranò.
    E non sono nemmeno riuscita a mantenere il segreto per evitare che Francesco a sei anni scoprisse che il suo cucciolo di labrador aveva ucciso il suo coniglio adorato e, con un moto improvviso della bocca, scagliato fuori dalla vasca le due tartarughe acquatiche. In un pomeriggio il mio cane aveva sfatato due luoghi comuni; che il labrador fosse un cane mansueto e che fosse particolarmente adatto ai bambini.
    Era un pomeriggio limpido e freddo ed il colore del cielo si illuminava di giallo e arancione. Mi venne in mente l’osservatorio astronomico di New York dove, seduti su comode poltroncine nere, assistemmo alla nascita dell’universo e delle stelle. Mi ritornava in mente quella strana sensazione di essere seduta in una navicella spaziale, da dove osservi il cielo e le stelle a 360° e l’emozione che mi provocò la rappresentazione cinematografica della teoria del Big Ben. Non ricordo molto della teoria dell’espansione dell’universo, ma solo che mi colpì il fatto che ad un certo punto con la forza di gravità le regioni dell’universo più dense cominciarono ad attrarre materia e così nacquero le stelle, le galassie ed i pianeti in un moto rotatorio che mi dette quasi le vertigini. In quella prospettiva la mia stessa vita assumeva la consistenza di un granello e quella visione, il fatto di attribuire al “caso” la nascita di tutte le cose, mi lasciava imbambolata, intrappolata in un mondo sospeso, un mondo stupito dalla complessità dell’esistenza.
  • COULD IT BE MAGIC

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    Zaffate di marijuana non solo vicino ai coffee shop; giovani, vecchi strafatti di noia. Succede anche a Roma, niente di strano. Solo che è Natale. Solo che quelle luci che si vedono dalle finestre senza tende, riflesse sui canali sembrano fredde reminiscenze di un quadro di Avercamp.
    “Could it be magic”, potrebbe essere di nuovo magico, come i festosi Natali di quando ero bambina.
    In cinque stipati nell’Alfetta, pieni di regali, di formaggi puzzolenti e di soffici blinis. Fermarsi a Torino perché nevica troppo, la neve che attecchisce, le risate e la paura. Potrebbe essere di nuovo magico l’albero che si riempie di doni la mattina, i bambini con gli occhi grandi incantati, si lasciano scivolare piano piano sui gradini delle scale.
    L’unica droga che desidero è la musica dei miei ricordi.

  • IMMORTALITÀ INTERMITTENTE DELLA YOURCENAR

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    Cosa augurare per Natale? Leggere o rileggere  le memorie di Adriano di Marguerite Yourcenar:
    “La pace s’instaurerà di nuovo tra le guerre; le parole umanità, libertà, giustizia ritroveranno qua e là il senso che noi abbiamo tentato di infondervi. Non tutti i nostri libri periranno; si restaureranno le nostre statue infrante; altre cupole; vi saranno uomini che penseranno, lavoreranno e sentiranno come noi: oso contare su questi continuatori che seguiranno a intervalli regolari lungo i secoli, su questa immortalità intermittente”

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