Ci suono luoghi dove abbiamo vissuto o che abbiamo semplicemente sfiorato, anche solo con l’immaginazione, dove rimane attaccata un pezzettino di anima.
Parigi per me è una città flottante, una città mentale, non solo perché non esiste più così come l’ho vissuta, ma anche perché non è mai esistita.
Parigi o cara era l’ironica e indicibilmente dolce esclamazione di mia Nonna Lina quando mio padre tornava da Parigi, e quando lei la pronunciava io nemmeno avevo mai visto il film, né sapevo chi fosse Franca Valeri.
Iniziavo ad amare, invece, la Gare du Nord, Parc Monceau, Rue Vaneau, e quei palazzi con le scale in legno senza ascensore.
Parigi è il ricordo festoso della mia famiglia d’estate, con i finestrini aperti e “Could it be magic” di Donna Summer come colonna sonora dei nostri viaggi.
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