UNCATEGORIZED

  • CANOTTAGGIO

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Punto di vista rovesciato
    verde, rapida onda
    contro sole,persone piccole dal ponte guardano
    il gesto ritmico, potente e coreografico
    la barca  sottile che  danza sul fiume

  • A B2.

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Nella prigione dei tuoi  pochi anni
    sottile, invalicabile, trasparente muro
    tendi la tua mano affusolata
    afferra con tutte le forze ricordi felici
    non indugiare
    non disperarti
    capisco la rabbia, l’inquietudine
    lasciati abbracciare!

  • A B.

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Il canto buffo di una papera volante
    l’incubo della notte,
    i suoi fantasmi svaniti
    capelli, occhiaie, unghie
    l’abisso di un mondo senza amore
    la bellezza, i tuoi occhi grandi
    capelli arruffati colorati

  • PIETROBURGO

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Le cupole dorate di San Isacco risplendono al lento cadere della neve sottile
    I passi scricchiolano e gli alberi di Natale illuminano piazze sconfinate
    Palazzo d’Inverno, colori tenui, Neva ghiacciata
    Passeggiate, freddo che punge il viso, sguardo sollevato per abbracciare tutto
    e cogliere altri occhi assorti, accondiscendenti

  • COME MONADI INTERCONNESSE

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Metto i cerotti per non spellarmi le mani mentre remo e butto un occhio alla posta e a twitter sul mio telefono rischiando di fare un passo falso mentre cammino sui sanpietrini.
    Mi viene in mente Sarah Jessica Parker nel film Did you hear about the Morgans, il suo terrore di vivere lontano dalle sue connessioni con il mondo. E poi penso all’ esilarante articolo di Annalena Benini su Il Foglio Occhio al tweet, dove  la generazione di genitori fruitori di tecnologia viene definitia a ragione il più grande pericolo per i figli del nuovo millennio.
    Secondo uno studio condotto in Germania da  Wihelm Hofmann dell’Università di Chicago e Katleen D. Vohs dell’ Università del Minnesota la tentazione di connettersi sarebbe più forte di quella di fumare,bere e fare l’amore.
    Una chiave di lettura diversa, quasi sublime direi, della necessità, o piacere, di accedere alla rete ce la fornisce Maria Luisa Palumbo, coordinatrice dell’area Re Made in Italy della Biennale di Architettura di Venezia. Il suo libro stupendo Paesaggi sensibili dedica un intero capitolo alla strana realtà del virtuale.
    “Dalla palafitta all’areoplano alla rete, noi abitiamo trascendendo continuamente l’ambiente che ci è dato: abitiamo immaginando e costruendo mondi ulteriori. E in essi ulteriori forme di esistenza.” Secondo l’autrice ciò che può aiutarci a capire meglio la strana realtà del virtuale è la fisica quantistica che ci descrive un mondo subatomico caratterizzato dalla impossibilità di osservarlo senza perturbarlo.  L’interconnessione comporta una velocità di scambio, di battuta, di pubblicazione di qualcosa che può non essere finito.”..Io intravedo una stupefacente e affascinante convergenza tra le esperienze che indagano sulla trama profonda della realtà fisica ( portandone alla luce gli aspetti connettivi), le esperienze del nostro sentire mentale e le esperienze di apertura della soggettività rese possibili dalla tecnologia di rete.In questa riconciliazione tra la trama sottile della materia e la strana realtà del virtuale, come spazio e come tecnica della convergenza e della connettività, trovo qualcosa di profondamente spirituale. Una possibilità di comunione o continuità tra forme di esistenza differenti, tra cose sino a ieri inconsapevolmente connesse in un’unica struttura di particelle elementari, domani forse unite da un sentire comune.”
       Siamo monadi senza finestre, come credeva Leibniz,o per esistere dobbiamo esser-fuori (ek-sistere) sulla rete?

  • RUE DU BAC

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Se dovessi tornare a Parigi vorrei abitare rue du Bac, a due passi dal n 23 di rue Vaneau, luogo dell’anima della mia giovinezza. Non potendo ritrovare quell’ultimo piano con le pareti di stoffa dove un enorme gatto nero amava arrampicarsi sino al soffitto, dove affacciandoti sulla terrazza godevi della vista sulle cupole dorate de Les Invalides, cercherei un albergo storico a due passi, sulla rive gauche, il Montalembert.
    In questo autunno un pò strano, mi piacerebbe godermi la splendida mostra su Edward Hopper al Grand Palais, oppure l’allestimento del Musèe du Luvre sugli ultimi anni di Raffaello; non perderei l’esposizione su “L’Impressionisme et la mode” al Musée d’Orsay, senza trascurare piccoli gioielli come il museo Picasso e la mostra “La belle Epoque de Jules Chéret” al Musée Toulouse- Lautrec.
    Tornerei a sedermi sulle sedioline del Les Deux Magots e mi perderei nelle librerie della rue Bonaparte.www.grandpalais.fr
    www.louvre.frwww.musee-orsay.fr www.museetoulouselautrec.net

  • EUROPA JE T’AIME

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    L’ambivalenza del mio modo di vedere i francesi ha diverse motivazioni.
    Quello che oggi mi interessa è raccontarvi una storia. La luce bianca che entra dalle grandi vetrate di una scuola, i sorrisi sereni e i volti mai indifferenti delle persone che si muovono al suo interno.
    Ho incontrato la direttrice diversi anni fa, quando mia madre era ancora viva. Mi è sembrata una francese atipica. Un viso aperto, occhi limpidi e sereni. Uno di quei volti rassicuranti che ti pare di conoscere da quando sei bambina, che trasmettono l’idea di dedizione e serietà.
    Dopo un colloquio in parte in italiano, che lei parla perfettamente, e in parte in francese, corretto da lei che ha l’abitudine dell’insegnamento, ho deciso di mandare mio figlio in questa scuola.
    La mia fiducia è sempre stata istintiva, qualche cosa che non viene dal ragionamento, ma mi rende sicura più di un calcolo matematico. Non ho avuto un attimo di ripensamento.
    Ho trovato sconvolgente, ma anche stimolante il fatto che ogni anno, asilo compreso, i bambini sono abituati al cambiamento. Cambiamento di maestre, cambio di banco a rotazione, per abituarsi a stare insieme a tutti.
    In questa scuola mi sono dovuta abituare all’idea che anche delle aiutanti di laboratorio possano diventare maestre.E qui subentra la diffidenza verso quella presunzione palpabile tipica francese. Presunzione anche di saper insegnare l’italiano comme il faut con il minimo delle ore.
    La maestra di italiano, che sostituiva la storica maestra Toni, non sembrava in grado di svolgere il programma. Ho ingaggiato la mia battaglia, con la mia voce tremula davanti ad una platea di francesi attoniti, ed ho ottenuto la super visione di una professoressa della scuola pubblica italiana. Con buoni risultati. Si è parte di una comunità dove le cose sono organizzate, ma dove è possibile intervenire per dare il proprio contributo, ove necessario.
    L’idillio delle volte si trasforma in incubo quando, alla domanda della professoressa di geografia su cosa si possa fare per lo sviluppo sostenibile, una ragazza francese risponde “educare gli italiani”.
    Un solo episodio, il solito stereotipo  Ah les Italiens!
    Cambiare il mondo è possibile solo se è dato più spazio a persone serie, con occhi limpidi e attenti. Una francese che sembra un’italiana.
    Non esisterà Europa che funzioni senza un profondo reciproco rispetto.

  • LA CONTESSA DI RICOTTA

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    Leggere per la prima volta  un romanzo di Milena Agus in francese. Leggerlo perchè incuriosita dal numero di agosto di Magazine Littéraire che la menziona tra le dieci grandi voci della letteratura straniera insieme a scrittori del calibro  di John Maxwell Coetzee e Mario Vargas Llosa. La capacità dei francesi di scoprire talenti non solo letterari d’oltralpe è indubbia, e spiega la ragione per cui in Italia il successo è arrivato solo dopo la risonanza che il suo secondo romanzo Mal di pietre ha avuto in Francia.
    Essere proiettati nella luce, nei suoni e negli odori del libro che leggiamo. Sembra quasi di vedere il quartiere di Castello di Cagliari descritto come un posto dove poveri e ricchi, intellettuali e ignoranti abitano le stesse case  ed é facile vedere come vivono gli altri perchè le strade sono strette e la gente si parla da una finestra all’altra, da una porta all’altra, si sente tutto d’estate quando si tiene aperto per il caldo.
    E mentre il titolo ci farebbe pensare al nome di una famiglia di antico lignaggio scopriamo che la protagonista è una contessa sì, ma maldestra e con un cuore ferito dalla vita reale. È una creatura esile, poetica, che indugia sull’uscio prima di entrare e che abita il più buio degli appartamenti dello splendido palazzo avito.Molto diversa dalla sorella Maddalena sensuale e disinibita. Così diversa anche da Noemi che si vanta di avere una visione sistematica delle cose, mentre la contessa di ricotta è così attenta ai particolari che le sfuggono, con cui mina quella visione d’insieme. Ci sono giorni magici, però, in cui le tre sorelle si alzano presto, quando non c’è nessuno e  tutto è limpido e i colori sono vivi e si sente un delizioso profumo di pesce fresco, l’aria, la gaiezza della tavola apparecchiata e delle vacanze e la vita non sembra poi così male, “perchè Dio non è affatto un imbecille e sa molto bene quello che fa”.

  • LA PETITE DAME

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    1 Comment

     Ci sono cose che non mi riesco a spiegare.Come il costume italico di tradurre i titoli dei film.
    Il bellissimo Intouchables è stato tradotto Quasi amici, tanto valeva il titolo del libro da cui la storia è tratta “Il diavolo custode”. Illuminanti sono le parole dette ai registi dal protagonista della storia vera fate in modo che sia divertente perchè questa è una storia che va trattata con umorismo. Più che un parigino miliardario sembrerebbe un napoletano.
    Chiave di lettura del film è la frase pronunciata da François Cluzet quando, all’avvocato che lo metteva in guardia dal fatto che il suo assistente fosse senza pietà, lui risponde che è esattamente ciò di cui aveva più bisogno. Il bravissimo e divertentissimo Omar Sy adempie magistralmente al compito e ci fa ridere con battute brutali, prive di compassione, esilaranti. E poi penso all’infermiera nera di quell’ospedale grigio alla periferia di Parigi, talmente alta e robusta da far sembrare mia madre una bambina e penso al fatto che la mancanza di grazia di queste persone è stata smentita dal soprannome che diedero a quella signora italiana, dolce e mansueta la Petite Dame.

  • FATHER MARTINI 2

    AUTHOR: // CATEGORY: Uncategorized

    No Comments

    “Non ho paura del silenzio, ma mi vado chiedendo, tuttavia, che cosa voglia dirmi il Signore con questa crescente difficoltà che sto da un lato combattendo e dall’altro sto accettando”. Questa frase ci mostra l’uomo prima del Cardinale.
    Mi sembra quasi di conoscere Father Martini il fine biblista che durante la messa all’Istituto Biblico di Gerusalemme indossava una stola multicolore rossa gialla e azzurra così diversa da quella verde degli altri. E lo vedo indebolito dalla malattia recarsi nella redazione del Corriere della Sera il 19 giugno 2012  in mezzo al silenzio e all’imbarazzo che spesso crea il trovarsi di fronte alla sofferenza.
    Per lui la comunicazione non era dire qualcosa a qualcuno dove quel qualcosa si può allargare a livello planetario attraverso il mondo della rete. Egli amava dire che “Un gesto sarà tanto più comunicativo in quanto non solo comunicherà informazioni, ma metterà in rapporto le persone…Essa non è soltanto trasmissione di ordini o proposta di regolamenti ma suppone una dedizione, un cuore che si dona e che quindi è capace di muovere il cuore degli altri”. Andando di persona, malato, ridotto a bisbigliare al suo aiutante le parole che poi egli riferiva, mi sembra che abbia voluto testimoniare, anche nella malattia, e proprio nel momento di maggiore fragilità ciò che lo ha sempre animato: il dono di sé.
    Si consiglia la lettura:
    Colti da stupore di Carlo Maria Martini