Perfetto il sogno bambino
Gaiezza o malinconia assoluta
Il mondo in una luce appesa
Perfetto il sogno bambino
Gaiezza o malinconia assoluta
Il mondo in una luce appesa
Smarrimento dei sentimenti
nullità, mediocrità che incatena
Occhi scintillanti, neri
Come la paura del buio
Come pensare di essere soli
Come l’abisso dell’anima
Una scintilla di luce
Come il sorriso di Franco
quando cantavi a tre anni
L’amore che è amore anche se fa male
Foglie di platani mosse dal vento
cielo azzurro intenso, ponti di marmo bianco
freddo in faccia, sui sanpietrini lisci
luce arancione, come le foglie
Stupendo è qualcosa che stupisce, che non avevi mai visto in quella luce, come quando viaggi, il cielo è limpido e i colori brillanti, che ti sembra di viaggiare in una strana dimensione, in un quadro.
Ti stupisce Roma quando stai ferma al semaforo con la vespa e davanti la vista più bella, il Ponte con le sculture del Bernini e Castel Sant’Angelo.
Non desiderare nient’altro che fermarsi in quell’istante eterno, il sole tiepido che può poco contro il gelo.
E poi guardarla, amarla anche nelle sue miserie e sporcizie. I mucchi di stracci sull’argine, quei visi sporchi di clochard e la gente che impreca per il sentimento di non riuscire a cambiare quel destino stupendo e misero.
Cerchi l’immagine che avevi in testa quando non potevi annotarla
guidavi veloce, il cielo grigio e denso
un buco di luce in mezzo al grigio
i raggi illuminano di verde le colline
Mamìn, sei stata con me, Ludovico e Antonella a Modena per le prove del vestito.
Hai fatto un lungo viaggio con noi e poi sei partita da sola in treno verso l’altro tuo figlio, papà.
Sono malinconica perchè vorrei tutte le persone che amo vicine, ma so che devi andare
” Abitiamo una casa dalle mura flottanti e quando non ci sono più le mura si smarrisce il senso di identità”David Grossman, considerato uno dei più grandi scrittori israeliani, descrive in questo modo lo sforzo di molti intellettuali di comprendere l’identità del proprio Paese.
L’approccio scelto dai fondatori di Israele ha un legame con le politiche di immigrazione dei paesi occidentali. Mentre negli Stati Uniti l’Immigrazione è stata libera fino agli anni venti e l’Immigration Act del 1924 fissava limiti numerici all’immigrazione in base alla nazionalità d’origine, nei documenti fondativi di Israele viene espressa la necessità di una politica di immigrazione liberale.
Guardare l’architettura Bauhaus dominante il centro di Tel- Aviv e comprendere come le prime comunità venivano dalla Polonia, dalla Germania e dall’Europa centrale. Non si può guardare alla realtà di Israele senza considerare che la sua popolazione è costituita da comunità anche molto diverse tra loro. Durante gli anni ’70 sono arrivati circa 170.000 immigrati russi e il loro numero é continuato ad aumentare negli anni ’80. Tra gli anni 80 e 90 è stata la volta di circa 80.000 Etiopi. In Israele vivono anche molti arabo-israeliani che preferiscono un Paese dove hanno migliori condizioni di vita e una libertà di espressione sconosciuta nei territori palestinesi. L’idea che prevale nell’immaginario collettivo è quella, quasi caricaturale, di uno Stato fondato sulla religione e i fatti che vengono usualmente raccontati dai media hanno rilevanza marginale. Mi riferisco, ad esempio, alla eco internazionale del tentativo della minoranza ortodossa di imporre la separazione tra uomini e donne sugli autobus. Ci sono artisti come Valentine Vermeil, diplomata alla École des Arts décoratifs di Parigi che ci offre con i suoi scatti fotografici esposti nei più importanti musei del mondo, uno sguardo sulla realtà israélo-palestinese ritraendo le persone nella loro realtà di tutti i giorni: sulla spiaggia di Tel-Aviv, a pregare a Gerusalemme davanti le mura del pianto, o l’imagine di donne palestinesi che danzano sulla riva del mare a Yaffo.
Forse è perchè l’autunno viene dopo l’estate, forse è perchè dal caldo sole estivo si passa al freddo e alla pioggia che precede l’inverno.
Forse è per questo che l’autunno non mi piace, perchè d’estate sto tutto il giorno all’aperto e in autunno si torna a scuola e si sta più al chiuso in casa. E non riesco proprio a capire perchè a mia mamma piace tanto l’autunno.
A lei piace tanto andare nella casa in campagna dei nonni, dove in autunno le foglie degli alberi prima di cadere diventano di tanti bei colori: dal giallo, all’arancione, al rosso della vite americana.
Anche a me in fondo l’autunno un pò mi piace, perchè mi ricorda la vendemmia dell’uva dolce e mi ricorda il nonno che toglieva le foglie sul prato, il camino con l’odore di legna e la padella bucata per cuocere le castagne sulla brace rossa, un grande tavolone di legno dove tutti noi ci riunivamo allegri e io e mia cugina che saltavamo sui mucchi di foglie scricchiolanti.
Questo autunno non ho passeggiato nel bosco tanto amato, bardato nella giacca perchè fa freddo.
Non ho aiutato il nonno a togliere dal prato le foglie gialle e arancioni che cadono dal grosso tiglio del giardino. Non sono andato nemmeno a Gubbio per vendemmiare e non ho aiutato lo zio a travasare il vino dell’anno scorso.
L’autunno mi ricorda la fatica allegra della campagna, mi ricorda la Peppa che ride con la faccia rossa davanti al camino, mi ricorda il sapore della farina impastata con l’acqua e la crescia che quando la mangi ti rimane un pò di cenere sulle dita.
Mentre cammino con Bea sulle foglie cadute che assomigliano ad un tappeto gigante le prendo la mano, alzo gli occhi e vedo le strane forme che fanno gli uccelli quando se ne vanno.
Immersa nella sua acqua
Vede la vita dietro mura flottanti
Lacrime silenziose e calde
Silenti sguardi freddi
La sua casa, i sogni leggeri
miraggio caldo nel deserto
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