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  • IL POPOLO DEL LIBRO

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    Vai lontano, fermati a lungo, guarda con attenzione.
    Così  Outside sintetizza in maniera efficace l’etica del viaggiatore globale. Mi sento anche io israeliana identificadomi con i giramondo itineranti che si muovono da un libro all’altro.
    Non si tratta di un libro normale, ma di un’informe e perennemente incompiuta collezione di diari provenienti dai più remoti angoli del mondo. Un libro affascinante che leggo e rileggo Laboratorio Israele, di Dan Senor e Saul Singer, si interroga anche sulle motivazioni che fanno del viaggio una ragione di vita dei giovani israeliani. La sociologa dell’università Ebraica Darya Maoz la chiama onda, secondo altri è semplice necessità di evadere dopo anni di isolamento del servizio di leva.
    C’è un Libro a 3600 metri di altezza a La Paz in Bolivia nel ristorante El Lobo. “I contributi in varie lingue creano un aleatorio, al tempo stesso frustrante e meraviglioso carnevale di idee, appelli, vanterie e numeri telefonici obsoleti” e nonostante il Libro non sia esclusivamente israeliano, i suoi autori e i suoi lettori sono per lo più persone venute da Israele. “Vivere qui, circondati da nemici, induce un senso di prigionia mentale. E appena il cielo si apre, prendi il largo”.

  • GUBBIO

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    Un’amaca sospesa sul prato verde
    profumo di mentuccia
    il corpo si abbandona al leggero dondolio
    Il cedro del libano
    ricordi dell’anima e ferite ormai sanate ondeggiano
    come il corpo

  • PIETRE

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    Pietre consumate,
    calpestate, lucide,
    sporche, délabrées
    Eppure belle, odorose
    vissute, felici

  • ELENA, MIA MADRE

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    Con un tratto definisce emozioni
    ricerca di bellezza
    esteta senza fine
    amore sconfinato
    mare blu cobalto
    occhi come il mare
    Amore puro come una pietra introvabile
    più rara della vita vera

  • VIAGGIO

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    Aeroporto, valigie
    gins, lavamani.
    Decollo con ansia
    nuovo viaggio, avventura dell’anima
    Parigi o cara
    Il Deauville, croque monsieur e croque madame
    TGV atlantique, Perros Guirec
    Nous sommes très heureux d’etre ici

  • SEPTEMBER 22

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    www.castracane.it
    Luoghi del cuore
    ascoltare l’eco dei propri passi su pietre levigate
    essere stranieri a sè stessi e al mondo
    saper gioire della bellezza e con essa risplendere

  • FATHER MARTINI

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    Si può parlare della malattia senza spettacolarizzarla, si possono affrontare le complesse questioni poste dalla scienza in modo pacato con spirito sinceramente aperto al confronto, si può dire la parola tumore senza piangersi addosso, si può parlare di un uomo di Chiesa senza parlare della Chiesa ma della sua umanità?
    C’è una frase che testimonia la continua ricerca della verità dell’uomo che diceva “la vita non è riducibile a un oggetto biologico costruito dalle scienze, ma è piuttosto l’esperienza di un senso donato che dischiude alla coscienza una promessa che la interpella, sollecitandola all’impegno e alla decisione di sé nella relazione con l’altro” E allora immagino quell’uomo avvolto in una giacca a vento blu che indossa degli occhiali che gli permettono di ascoltare la musica di Mozart mentre costeggia le antiche mura di Gerusalemme. Lo vedo seduto al bar di un distributore di benzina vicino all’Istituto Biblico dove, in ebraico, ordina due caffè. Uno per sè ed uno per il chirurgo Ignazio Marino.
    Non si fa altro che parlare del Cardinale Carlo Maria Martini come l’uomo del dialogo. Forse è vero.
    Come si fa a non dialogare con chi pone domande. L’aspetto però che più colpisce leggendo il libro “Credere e conoscere” di Carlo Maria Martini e di Ignazio Marino è la chiarezza su temi etici che riguardano la vita, la morte, il progresso della scienza e l’evoluzione inarrestabile del mondo.
    Alla luce delle polemiche che hanno suscitato le sue decisioni ultime basterebbe leggere le sue parole sul tema. “Più volte anche la Chiesa cattolica si è dichiarata contraria alle cure non appropriate o sproporzionate. Giovanni Paolo II riteneva lecito “…rinunciare a interventi medici non più adeguati alla reale situazione del malato, perchè ormai sproporzionati ai risultati che si potrebbero sperare o anche perchè troppo gravosi per lui e per la sua famiglia…La rinuncia a mezzi straordinari o sproporzionati non equivale al suicidio o all’eutanasia; esprime piuttosto l’accettazione della condizione umana di fronte alla morte” (Evangelium Vitae, 25 marzo 1995)

  • LA RÉPUBLIQUE ET LA CARICATURE

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    Non si possono guardare le vignette pubblicate su Charlie Hebdo senza andare alla tradizione francese della stampa satirca, partigiana del valore quasi religioso della laicité.
    La legge sulla libertà di stampa approvata il 29 luglio del 1881, considerata da George Weill una delle più liberali al mondo, abrogando l’articolo 1 della legge del 1822, che sanzionava duramente l’oltraggio ai culti riconosciuti dallo Stato francese sin dal 1802, determina il fiorire della stampa satirica repubblicana.
    La Francia propugna da secoli l’incompatibilità radicale tra l’utopia civica della libertà nell’uguaglianza e nella fratellanza rispetto alla dimensione escatologica della Chiesa e sarebbe incoerente affermare tale principio in modo selettivo verso alcune religioni.
    Le controversie legate al voto della legge sulla separazione tra Stato e Chiesa suscitano un’abbondante produzione di caricature pubblicate su riviste fondate da liberi pensatori come L’Assiette au Beurre dove lavorano artisti influenzati  dall’Art nouveau come Jossot, Roubille, Koupka, Delannoy, Galanis, Grandjouan, Galantara, Herman-Paul, Poublot.
    Tra il 1901 ed il 1910, edite a colori con molta cura, riviste come L’Assiette au Beurre e Le Canard sauvage costano care e raggiungono solo la borghesia progressista. Per rispondere all’esigenza di una stampa satirica, popolare e a buon mercato necessaria per far progredire le loro idee, in due anni vengono fondate diverse riviste illustrate che hanno come bersaglio privilegiato la Chiesa come l’Internazionale, nata nel 1904 con l’appoggio dei socialisti, Les Corbeaux nata nel 1905 e La Calotte, fondata nel 1906 e vicina al partito radicale.
    Con la legge sulla separazione tra Stato e Chiesa si realizza l’auspicio di Jules Ferry di organizzare l’umanità senza Dio e senza re. Un tale auspicio, diventato realtà nei confronti della Chiesa Cattolica, dovrebbe valere nei confronti di tutte le religioni.
    Si consiglia la lettura:
    la République et L’Eglise. Images d’une querelle di Michel Diximier, Jacqueline Lauette, Didier Pasamonik  Editions de la Martinière

    ilgiornaledellarte

  • A MIO PADRE

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    “La sua voce e le sue gambe sono indebolite ma il pensiero corre veloce e spesso devo cercare la massima concentrazione e capacità di ragionamento per non rimanere indietro rispetto al suo spirito che è insieme rivoluzionario e umile”. Questa frase con cui Ignazio Marino  descrive il Cardinale Carlo Maria Martini è adatta a descrivere il mio stato d’animo di fronte  a mio padre nel giorno dell’anniversario della sua morte.”Purtroppo la malattia non rispetta un uomo ancora così attivo e dinamico nella mente e nello spirito”.

    Sapere affrontare con dignità e grandezza di spirito situazioni di indicibile sofferenza è il più grande pegno d’amore che mi abbia lasciato.
    Mentre parlo sento inflessioni nella mia voce che mi fanno trasalire perchè mi sembra la sua voce. Avrei bisogno delle volte di sentire il suo passo deciso verso la mia stanza e il suo tenero saluto.
    La sua ironia, il suo spirito mai prostrato, mai servile, il suo amore per il sapere e del bello, la sua umanità.
    Il rammarico che mio figlio non l’abbia potuto chiamare Grand père.

  • MEMOIRES

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    Per capire quanto è importante la formazione dei nostri figli basta scorrere le “Memoires” di uno dei padri dell’Europa Jean Monnet.  ” J’ai appris que nous vivion dans un monde de dimensions très vastes, et il m’était naturel de penser que j’aurais affaire à des gens parlant d’autres langues, ayant d’autres habitudes.” Si potrebbe dire un francese sui generis, infatti lui stesso precisa di essere cresciuto nella regione del Cognac,  dove si ignorava il nazionalismo così caratteristico del sentire francese.
    L’apertura mentale dipende dall’impostazione e dall’educazione che diamo ai nostri figli sin dalla nascita ed è per questo che trovo il sistema scolastico italiano ormai antiquato e da riformare. Qualcosa è stato fatto con la sottoscrizione nel 2009 di un trattato tra Italia e Francia che prevede l’istituzione dell’ESABAC nelle scuole italiane e francesi che vogliono aderire al programma.
    A parte qualche eccezione eccellente, come il Convitto Nazionale a Roma , che prevede il Liceo classico europeo con la possibilità di studiare alcune materie in francese, altre in inglese e con il doppio diploma alla fine del percorso scolastico, non sembra adeguatamente sviluppata una opportunità importante.