POSTS BY ILARIA

  • LE QUIRINARIE FOGLIANTI

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    La boutade fogliante è una bella provocazione.
    Per quanto riguarda la candidatura di Massimiliano Latorre, però, non ci scherzerei troppo.
    Mi sembra infatti che sulla pelle dei due militari Italiani si siano esercitate troppe cialtronerie, imperizie e colpe gravi.
    Io naturalmente sarei onorata di avere come Presidente della Repubblica un Servitore dello Stato che ha messo la propria vita a servizio della Nazione. Non mi sembra, però, che le Istituzioni che ci rappresentano abbiano preso sul serio il compito di tutelare l’incolumità dei nostri militari in missione internazionale nelle opportune sedi. Molto ancora si può e si deve fare. La domanda è: cosa aspettiamo?
    Nel frattempo io voto senz’altro Massimiliano Latorre for President!

  • LA CURA DEL MALATO TRA “DECOTTI” E MEDICI UMANI

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    Ho letto il bellissimo articolo di Nicoletta Tiliacos “Il decotto della Regina”, su Il Foglio di sabato, che parla di un’erba magica, la”belladonna”, di un guaritore bulgaro esperto conoscitore di piante medicinali, della Regina Elena e della bellissima storia della nascita di una sezione del Policlinico di Roma, l’Istituto Regina Elena per lo studio e la cura dell’encefalite.
    L’articolo parte da una idea intuitivamente valida, che il metodo scientifico, inteso come processo razionale di passi successivi e obbligati, ben padroneggiati da esperti delle volte deve cedere il passo all’intuito dei profani, di chi come Jack Andraka, un quindicenne del Maryland, ha scoperto un metodo semplice e poco costoso per diagnosticare vari tumori.
     E poi penso all’ultimo libro di Pierluigi Battista, La fine del giorno, che parla anche  del sentimento di “delusione per una medicina che si crede onnipotente, e che invece con il cancro svela tutt’intera la propria desolante impotenza, scatena un’aggressività esacerbata verso chi è considerato sacerdote della scienza “ufficiale” e alimenta la tentazione di aggrapparsi alla speranza di qualche remota soluzione magica”. Quanti sono i “viaggi della speranza” di persone che pur di guarire i propri cari li sottopongono a pellegrinaggi verso cure che sono solo illusioni e poi alla fine quasi una violenza verso i malati e i parenti.
    Pierluigi Battista affronta anche un altro aspetto molto vero. “Basta vedere all’opera l’impegno davvero ammirevole dei medici e degli infermieri, per capire quanto fossero deliranti e paranoici i sostenitori del complotto dei “camici bianchi”. P. aveva saputo che molti , tra quei medici, avevano alle spalle storie di lutti e di tragedie legati al cancro e avevano intrapreso la strada della clinica oncologica quasi mossi da un ideale di risarcimento, da un senso di missione”. Spesso non ci rendiamo nemmeno conto di quanto siano bravi i nostri medici in Italia. Mio padre è stato curato in modo eccellente per sette anni al Policlinico Gemelli. L’eccellenza è riferita non solo alla perizia con cui quei medici ” si aggiornano con rigore e passione”, ma anche all’aspetto umano a quella loro capacità molte volte di stabilire un rapporto di amicizia e aggiungerei di reciproca fiducia con i malati. E’ stata ormai riconosciuta l’importanza dell’aspetto psicologico nella cura dei tumori, ma l’impressione è che non si faccia abbastanza, e dopo tanti anni sono arrivata alla conclusione che bisognerebbe essere molto cauti nel comunicare diagnosi che suonano come inappellabili condanne.
    “…Ma era evidente che nei suoi occhi le domande e i dubbi soppiantavano le certezze. Qualunque bugia, in fondo, sarebbe stata meno atroce della verità.”
    Sono dubbi, quesiti che si pongono molti malati, molte persone che si domandano perchè non si possano armonizzare le scoperte della medicina moderna con pratiche e saperi più antichi come quelli sulle erbe medicinali, l’agopuntura e tutto ciò che consideri la cura dell’uomo come ricerca e perseguimento del suo benessere, come considerazione della persona umana nel suo complesso.
    Sono dubbi che hanno a che fare anche con un’intuizione elementare, che la persona umana è un unicum che non può essere separato, parcellizzato, sezionato e che nella cura del malato si debba considerare l’individuo nella sua globalità.

  • LES YEUX DE STALIN, LA VOIX DE MARILYN

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     Henry Kissinger subì, come molti altri, la fascinazione per Mitterrand e alla sua domanda sulle sue impressioni  sulla Pyramide del Louvre, rispose “Cosa ne penso? Esattamente la stessa cosa che penso della vostra politica: quando ho sentito parlare del progetto non mi è piaciuto per niente; ma quando ho visto la sua realizzazione, l’ho ammirato.”
    Come tutti i grandi uomini Mitterrand aveva rispetto, ammirazione delle volte, per uomini politici di idee diverse dalle sue. “Dal loro primo incontro fu attratto dalla forza delle sue convinzioni e dal suo charme indefinibile”racconta Jaques Attali, per vent’anni suo principale consigliere, nel suo libro “C’était François Mitterrand”, a proposito del suo primo incontro con Margaret Thatcher.
    Pare che l’infatuazione che lo portò a proferire la famosa frase ” Elle a les yeux de Staline et la voix de Marilyn Monroe” fu presto ricambiata. Non a tutti piaceva lo sguardo perçant, la sua allure da ultimo monarca di Francia, o  il timore reverenziale che incuteva su chiunque all’Eliseo si fosse imbattuto in quella ragazzina in gins e scarpe da ginnastica, Mazarine sua figlia “segreta” di cui tutti sapevano e di cui nessuno osava parlare. La Lady di ferro, che avrebbe dovuto detestare un alleato dei comunisti, un letterato che non si interessava alle questioni economiche, cedette presto al suo charme intellettuale e lo considerò uno dei suoi alleati più fedeli. Sembra che lei non abbia mai dimenticato la solidarietà espressa, contro l’avviso del Quai d’Orsay, il giorno dell’attacco alle Isole Falkland ed il voto, a fianco dell’Inghilterra, espresso all’ONU. Di Mitterrand lei più tardi disse ” Nessun altro presidente francese avrebbe fatto questo per la Gran Bretagna. Crede in valori semplici, come me. E l’Alleanza, come l’Europa, è un valore semplice.”
    Quando fu costretta a lasciare Downing Street, Mitterrand la rimpianse dicendo ” Era un avversario, ma almeno aveva una visione. L’impopolarità non le faceva paura.” Erano le doti, avere una visione politica e l’indifferenza alle critiche, che, secondo Mitterrand, facevano di lei un capo di Stato.

  • LA FINE DEL GIORNO

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    Ripenso a quei corridoi enormi e bianchi percorsi milioni di volte. La luce del sole dalle grandi finestre e nello stomaco un enorme pugno chiuso che mi impediva di crollare e che anzi mi spingeva, mi dava un passo sicuro sui miei alti zatteroni estivi. Dovevo chiudere le lacrime nel pugno,far brillare   quegli occhi che vagavano smarriti. Dovevo trasmettere a mio padre, ricoverato per l’ennesima volta, un “senso di normalità” pur essendo malato di un tumore. Provo disagio ancora a nominare una parola innominabile. Ho vissuto anni in cui tutti noi, la mia famiglia, abbiamo costruito un muro di protezione (o così credevamo) intorno a lui, non pronunciando quel nome che suona come una condanna. “Cancro suona come un’espressione socialmente sconveniente, circondata da tabù, reticenze, silenzi scaramantici” come dice Pierluigi Battista nel suo ultimo libro.
    Sono ricordi che fanno ormai parte di me, tornati fuori in modo prepotente leggendo l’ultimo libro di Pierluigi Battista,”La fine del giorno” un diario. Il diario di una malattia impronunciabile che ha colpito sua moglie.
    E’ un atto di coraggio scrivere di fatti personali tanto dolorosi e riuscire a scriverne senza sbavature di autocommiserazione. Ogni pagina di questo diario fa trasparire la  “profonda ripugnanza” per quella “orribile escrescenza del dolore che è l’autocommiserazione, una forma spaventosa di egocentrismo del superstite, un sentimento riferito solo a sé stesso e non alla persona che ha subito il massimo dell’affronto e non è nemmeno più in grado di lamentarsene”.
    Ogni pagina di diario ci riporta alla “solitaria Adirondack di colore rosso e di struggente malinconia… il soggetto di un’opera di Paul Schulenburg esposta in un museo intitolato a uno degli artisti che lei amava di più Eduard Hopper”. L’immagine che ci rimane leggendo il libro è quella bellissima del suo “fiero atto di ammutinamento morale, il rifiuto di farsi annichilire come persona integra, non riconducibile all’unica e totalizzante condizione di inferma incapace di vivere”. Non perdere il senso dell’ironia,non smettere di canzonare amabilmente, rimanere aggrappati alla “normalità”, che può essere rappresentata dallo scambiare un’enorme libro sui tumori, con un’enorme granchio, karkinos, sulla copertina, per un libro sui segni zodiacali. Perchè quella normalità è vita e perchè la vita è fatta di speranza, che è l’unica cosa che vorremmo non ci venisse mai tolta e che solo persone grandi riescono ad avere sempre nascosta in un angolo del cuore.
    Leggere questo diario, e ripiombare in quell’indescrivibile coacervo di sentimenti che si provano anche solo leggendo una pagina memorabile dell’ Idiota di  Dostoevskij dove si descrive il drammatico sentire del condannato a morte. “Se potessi non morire! Se si potesse far tornare indietro la vita, quale infinità! E tutto ciò sarebbe mio. Allora trasformerei ciascun minuto in un intero secolo, non ne perderei nulla, terrei conto di ogni minuto e non ne sprecherei più nessuno!”

  • YSL E I MAGNIFICI SETTANTA

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    Qualcuno ha scritto che il disegno di Yves Saint Laurent è come la scrittura dell’aria del proprio tempo scandita dai viaggi del proprio immaginario. Vedendolo nei filmati anni settanta che lo ritraggono con i suoi occhialoni intramontabili, sentendo la sua voce calma ripetere “J’adore mon époque”, si viene sbalzati, come per magia, negli anni in cui Barry White cantava “let the music play”.
     Senza dimenticare che”la mode n’est pas un art meme si elle a besoin d’un artiste pour exister” come ha detto Pierre Bergé a margine della retrospettiva al Centre Pompidou di Yves Saint Lauren nel 2002, l’impressione è quella di immergersi in un’atmosfera sognante, la stessa in cui da bambini guardavamo assorti nostra mamma guidare con chignon ed occhiali da sole che le coprivano metà della faccia.
     Ci sembra una magia quella che riporta dalla mostra su Yves Saint Lauren “A visionary”, a Bruxelles dal 30.1.2013 al 05.05.2013, in piena “rive gauche mania”. Per capire il fenomeno che ha interpretato e letteralmente mandato in delirio un’epoca riportiamo il pensiero di Claude Berthold “…c’est la furie, la tuerie du matin au soir. Si vous aimez essayer tranquillement (des robes de jersey à partir de 250 F, des manteaux à 450 F, des tailleurs à 600F), faites comme Catherine Deneuve ou comme Mireille Darc: venez plutot à l’heure du déjeuneur”.
    Il visionario, il moderno, il sognatore completamente a suo agio nella sua epoca rivoluzionaria veste le donne più charmantes del suo tempo. A partire da Claudia Cardinale , misteriosa principessa indiana nel film “La Pantera rosa”, vestita dalla testa ai piedi con lo straordinario guardaroba disegnato per lei da Saint Laurent, passando per la figura emblematica di un’intrepida giovinezza Françoise Sagan, per arrivare a Catherine Deneuve, icona di stile nell’immortale “Belle de Jour”.
    E poi soffermarsi e riconoscere in abito bianco tra le modelle che hanno sfilato allo Stade de France nel 1998, una Carla Bruni radiosa, che forse già presagiva il suo futuro da francese naturalizzata.
    I suoi schizzi per le collezioni dal 1962 al 2002, i suoi tailleur pantalone impreziositi da bottoni gioiello, gli smoking ed i vestiti maschili ingentiliti dalla mussolina di seta e dalle decolté, vestiti pensati per una donna che si sente a suo agio nella sua pelle, moderna, che non ha bisogno di cambiarsi, ma solo di accessori modulabili. Una semplicità sofisticata che rivedo nei gesti, nello stile, nel modo di assaporare l’esistenza aspirando una sigaretta, proprio di un’epoca e delle persone che abbiamo trasformato in icone.

  • ETERNITÀ

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    Parigi è malinconia e esaltazione dolorosa
    Parigi è la mia atmosfera
    È passato e futuro
    È camminare fino allo sfinimento  e non averne mai abbastanza
    Parigi è tutto l’amore cui il mio cuore possa aspirare
    Rue du Bac, place des Vosges, le jardin du Luxembourg
    E inorridire di fronte ai lucchetti sul Pont des Arts

  • LA CRISTIANO FOBIA

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    Come fuscello mosso dal vento colui che crede è vessato dalla tracotanza dei non credenti
    Perché nessuno si domanda la ragione per cui il mondo è così arrabbiato con i cristiani come se il loro stesso esistere arrecasse cruccio ai laici, agli atei?
    E perché non si lasciano liberi gli uomini di scegliere, nella sfera della coscienza, la propria inclinazione sia essa il credere o il non credere? Perchè il Papa uscente è stato tacciato così spesso di non essere al passo con i tempi quando la sua funzione è quella di preservare i valori della Chiesa, non già quella di guidare uno Stato laico? Perchè non si pretende lo stesso dagli esponenti di altre religioni?
    L’impressione è che ci troviamo di fronte ad una nuova forma di assolutismo, che vorrebbe incidere sulle coscienze, in barba ai più elementari principi di libertà. Si va affermando la dittatura del Diritto, senza che vi sia come bilanciamento l’obbligo di rispettare la Natura dell’uomo. Tutto è consentito, e chiunque si frapponga, con un’idea diversa, alla realizzazione del Diritto viene accusato di essere reazionario e retrogrado. Il problema che si pone è la necessità di una mediazione tra interessi contrapposti attraverso il principio di tolleranza che prevede come corollario la tutela delle minoranze.
    Domina la convinzione che i cattolici siano d’inciampo al progresso,
    come se il pensiero cattolico avesse ancora influenza su qualsivoglia centro decisionale o fosse capace di indirizzare l’opinione pubblica.
    L’uniforme indirizzo giurisprudenziale della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo e della Suprema Corte di Cassazione dimostra casomai il contrario.
    Si ha come l’impressione che i cattolici siano considerati ultimo baluardo del diritto naturale, eliminato il quale molti portatori di interessi diffusi e prevalenti brinderanno.
    Ma è veramente così? O non è vero il contrario, che le coscienze dei cattolici ormai intorpidite dal secolarismo e dal relativismo siano come gregge spaurito in un mondo di lupi mannari?

  • BEAT IT, CASSE-TOI: VOLA VIA

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    Siamo fatti della stessa materia dei sogni.
    Come il sogno di Michael Jackson quando era bambino che riaffiora nelle canzoni più inaspettate.
    Il dolore provato da bambino è stato la sua forza. Sembra di vederlo guardare con i suoi occhi grandi ed increduli suo padre mentre gli urlava “Beat It”, che traduciamo eufemisticamente “togliti dai piedi”.
    “Gli devi dimostrare che non hai paura,
    giochi con la tua vita, non è la verità o una sconfitta
    Ti picchieranno,
    e poi ti diranno che te lo sei meritato
    allora “beat it”, ma ti prenderai gioco dei cattivi”.
    Quanta felicità ci ha regalato e ci regala la sua musica, la sua forza di portare avanti la lotta per la sopravvivenza, solo per diventare un uomo.
    E ci piace pensare che lui sia riuscito veramente a “togliersi dai piedi” volando via e trasformando quel dolore in arte, in una musica rivoluzionaria insieme soul, funk e rock. Sublimazione del suo sogno, la musica, la danza, l’essere riconosciuto come miglior artista del millennio ai World Music Awards.
    I cattivi, gli invidiosi si sono, però, moltiplicati con lo spettacolare successo.
    Hanno inscenato un turpe processo cercando di offuscarne l’onore, imputandolo di crimini infamanti.
    Salvo poi pubblicare i fascicoli dell’FBI, nel 2010 dopo la sua morte, dai quali emerge che non è stata trovata alcuna prova a sostegno delle gravi accuse.
     Con le tue canzoni e la tua vita sei volato via, ti sei preso gioco dei cattivi trasformando in carica di felicità tutto questo dolore

  • COGNOMI

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    Conosco una persona che si è laureata con il massimo dei voti in Economia alla LUISS.
    Conosco una persona che parla perfettamente tre lingue, ha lavorato all’estero per quindici anni per una grande multinazionale italiana.
    Conosco una persona che ha un retroterra culturale ed una competenza specifica in materia economica invidiabile.
    Ora ha avuto una bambina bellissima e la sua azienda non lo vuole trasferire nel suo Paese d’adozione dove si vorrebbe riunire a sua moglie e a sua figlia.
     E’ nipote di un padre fondatore della Repubblica.
    Il peso di un cognome può essere paralizzante se ti hanno insegnato sin da piccolo che si deve e si può progredire in base alle proprie capacità. Se sei fiero di quel cognome non hai capito niente perchè sarai chiamato a lavorare il doppio, a sfoderare talento da vendere  solo per non sentir dire che sei un “raccomandato”, solo per ambire ad essere giudicato per quello che sei: uno  che ha fatto solo il suo dovere, ma che nessuno si è mai filato.

  • SÌ VIAGGIARE

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    Come ci insegna Henri Michaux,cui è dedicata una parte del numero speciale di Le Magazine Littéraire intitolato “Eloge du voyage”, viaggiare può rappresentare il senso di una vita, la ricerca di sé e del senso di spaesamento che spesso donano i veri viaggi. Sentire la colonna sonora del film “La febbre del sabato sera” ed essere catapultati nelle scene della propria vita, rivederle come un film che si è vissuto intensamente.
    Ripensare a quel viaggio da Parigi, attraverso il Pas-de-Calais, verso Londra, l’hovercraft che si solleva leggermente da terra e sopra il mare della Manica,i finestrini sul paesaggio, l’alfetta metallizzata.Tu e tuo padre abbracciati di fronte al Big Ben. E mentre balli al ritmo di Donna Summer non sai se hai quarant’anni oppure otto, perchè l’eccitazione, lo stupore, il senso di avventura ed il piacere sono gli stessi di quando eri bambina, come il taglio di capelli preferito.
    José Saramago diceva che ” Bisogna vedere quello che non si è visto, vedere di nuovo quel che si è già visto, vedere in primavera quel che si è visto in estate, vedere di giorno quel che si è visto di notte, con il sole dove prima pioveva…l’ombra che non c’era.
    Bisogna ritornare sui passi già dati…per tracciare a fianco nuovi cammini.
    Bisogna ricominciare il viaggio. Sempre.”
    L’avventura di ogni viaggio ci permette di scoprire o di riscoprire qualche cosa di noi e la musica delle volte è meglio di un aereo, la malinconia ci prende per mano e ci porta in luoghi reconditi, sconosciuti o noti, comunque entusiasmanti